AC: SGUARDI CHE RIDANNO DIGNITÀ

Negli ultimi due anni abbiamo avuto l’opportunità di sviluppare forse il nostro senso più importante: la vista. Mascherina e guanti, infatti, hanno limitato molto l’uso degli altri quattro. Abbiamo appreso che c’è un modo di osservare le cose, le persone, l’intera realtà in modo approfondito, lasciando agli occhi il compito di imprimere nella mente immagini e sensazioni. Abbiamo imparato ad avvicinare il prossimo sorridendo con gli occhi anche nei momenti in cui non era opportuno o facile. Abbiamo, peraltro, constatato quanto sia difficile guardare e stare in situazioni spiacevoli o fastidiose. 

L’Azione Cattolica, quest’anno, sta compiendo un cammino che aiuta a guardare in profondità. Alla sua terza tappa, ci invita a ragionare sullo sguardo che ridà dignità. Il verbo ridare ha in sé il significato di restituire qualcosa che è stato sottratto, e a sottrarlo, spesso, noi stessi oppure le situazioni. Se ad essere sottratta è la dignità dell’uomo, allora gli viene tolta la sua stessa identità, di cui è in parte sinonimo. Di fronte alla malattia e alla povertà, che più di ogni altra cosa sembrano togliere la dignità, è facile voltare lo sguardo altrove, se non ci riguardano da vicino. Eppure è proprio in queste circostanze che Gesù ci chiede di avere uno sguardo amorevole, riabilitante. È lui stesso ad insegnarci questo sguardo, quando guarisce l’indemoniato di Gerasa (Lc 8, 26-39): un matto diremmo noi, uno da cui è meglio girare alla larga, uno che è meglio relegare in ambienti poco frequentati perché non dia fastidio e conduca la sua vita in totale solitudine. Gesù lo accoglie, gli chiede il nome, ascolta il suo grido di aiuto – imbarazzato come succede anche oggi –, lo guarisce e gli ridà quanto non aveva da tempo: più che la sola guarigione, la possibilità di un reintegro nella vita di tutti i giorni, ormai dimenticata e da ricostruire. Si scopre che non aveva perso la dignità, ma chi gli era intorno (magari noi stessi) non gliela riconosceva più. Infatti, quando gli viene riconsegnata, sono gli altri ad indignarsi, perché la sua riabilitazione comporta un sacrificio da parte della comunità. 

Lo sguardo di Gesù va educato continuamente, va fatto nostro nei gesti e nei pensieri di tutti giorni. Anche in questo esercizio quotidiano, si seminano germi di pace e di convivenza: l’invito è di farlo anche in questi giorni estremamente complessi per il mondo. 

Il prossimo incontro si terrà domenica 24 aprile alle ore 15.00 presso la parrocchia SS. Pietro e Paolo (casa parrocchiale) oppure on-line collegandosi al link https://meet.jit.si/ACADULTIMUGGIO